Trent’anni di Dottor Sogni, molto più che sorrisi. “Entriamo nei reparti pediatrici, e nei cuori dei bimbi, in punta di piedi”

Compie 30 anni l'attività di Fondazione Theodora, che si prende cura delle emozioni dei bambini e degli adolescenti ricoverati nei reparti pediatrici di alta complessità. Oggi è presente in 44 reparti pediatrici in 10 città italiane con 31 Dottor Sogni e ogni anno porta il sorriso a oltre 35.000 bambini. Ogni settimana i Dottor Sogni, artisti professionisti assunti e specificamente formati dalla Fondazione, portano nelle stanze d’ospedale momenti d’incontro unici e irripetibili, offrendo ai piccoli pazienti momenti di gioco, ascolto ed evasione. I Dottor Sogni si concentrano sulla “parte sana” dei bambini, li aiutano a essere più sereni e più forti durante la degenza, supportando così i medici e gli infermieri impegnati nella cura della loro “parte malata”, aiutando a ridurre l’ansia e a migliorare la qualità della vita dei piccoli pazienti. Non si limitano a offrire semplicemente distrazione ma instaurano rapporti di fiducia con bambini e famiglie diventando un punto di riferimento nel corso di trattamenti e ricoveri. La Fondazione, presente in 7 Paesi (Svizzera, Inghilterra e Spagna, Bielorussia, Turchia e Hong Kong) opera in Italia negli ospedali di Milano, Torino, Genova, Bologna, Roma, Napoli, Monza, Pavia, La Spezia e Padova.

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Astanteria della sala operatoria dell’ospedale Giannina Gaslini di Genova. Un uomo, seduto, sulla quarantina. Una bambina di cinque o sei anni, accanto, stringe un topolino di peluche. Insieme a loro una dottoressa, ha il camice ricamato. Si apre la porta della sala operatoria entra un medico vestito di verde: “Ah, il Signor Orazio, una nostra vecchia conoscenza! Allora cosa abbiamo fatto questa volta?”. La bambina si alza in piedi, stringendo il topo, mostra la coda: “È un po' delicato di coda, come tutti i topi. Si sa! Ma questa volta ha anche un po' di male al pancino. Come me”.
Il dottore osserva la bambina e il topo con molta attenzione: “Vediamo quello che si può fare, qui siamo specializzati proprio per bambine e topini”. Entrambi si girano in direzione della sala chirurgica. La bambina stringe ancora il topo fra le mani. Si allontano insieme, la porta sta per chiudersi alle loro spalle ma la bambina non si dimentica: “Ciao babbo, ciao Dottoressa Peppa! Ci vediamo dopo”. Finalmente al babbo vengono gli occhi lucidi. Sorride guardando Peppa. Sorridono entrambi, si sfiorano appena. “Ci vediamo dopo”.

Orazio Pistacchio è il puppet della Dottoressa Peppa. È un grosso topo bianco nel quale infila la mano come un burattino, Orazio si muove sui letti e sui giovani pazienti. Non parla quasi mai - perché i topi non lo fanno quasi mai - ma è in grado di stabilire un collegamento immediato con persone di tutte le età. “Io e Orazio lavoriamo insieme, sta nella tasca del mio camice ed esce quando la situazione si fa difficile. Il nostro compito non è semplicemente quello di far sorridere. Non raccontiamo barzellette non abbiamo il naso rosso o le scarpe lunghe. Entriamo nelle stanze e, quando riusciamo, nei cuori delle persone. In punta di piedi. Non sempre chi sta male ha voglia di trascorrere del tempo con degli sconosciuti. Ma può bastare un minimo pretesto perché si disponga a noi. Mi ricordo di una volta nella quale la situazione era così grave che solo i medici potevano entrare nella stanza. In quel caso fu una bolla di sapone che ci permise di entrare. Una bolla soffiata da dietro la porta fece da grimaldello. Giocai con il bambino e poi con la nonna. Prima di uscire ci abbracciammo. In seguito ci siamo rivisti ancora".

Brandy è il bradipo della Dottoressa Bonsai: “Il giovane Brandy non nasce così, lo vedi lento perché va pazzo per l’anestesia”. “Gli piace il cognac?” chiedo. “Assolutamente! È vietato in ospedale! Talvolta beve un goccio di sherry, ma solo di sera”. “Insieme alla Dottoressa Peppa facciamo l’accompagnamento chirurgico. Accogliamo genitori e bambini e dalla loro stanza li accompagniamo fino a che non si addormentano. Al risveglio li salutiamo insieme ai genitori. Possono sentirsi molto soli. A volte basta uno sguardo".

Nel corso della mattina le dottoresse Peppa e Bonsai, insieme ai loro animali, hanno cantato, fatto bolle di sapone, si sono innamorate dello stipite di una porta, giocato e ascoltato, hanno inciampato più volte, anche parlato dei loro fidanzati con un adolescente e fatto selfie con un nonno. La prossima stanza è quella di Filippo. Filippo è un bambino molto attivo e di solito saltella per tutto il reparto. È molto espansivo e molto amico di Orazio: lo invita sempre a mangiare le spinacine con lui. Le Dottoresse cicaleggiano per il corridoio e aprono la porta della stanza sorridendo. Filippo è disteso sul letto, attaccato a una macchina. La mamma gli siede accanto. Le dottoresse entrano. Si siedono accanto alla mamma e si abbracciano.

Grazie, Dottoresse, perché quando anch’io ho avuto bisogno di piangere voi vi siete sedute accanto a me. E mi avete abbracciato.
Luce